sabato 21 aprile 2012

LA MADONNA DEL PERPETUO SOCCORSO



Intorno al 1496, si venerava in una chiesa dell'isola di Creta un miraco­loso quadro della Vergine Maria. Se­condo un'antica tradizione, era stato dipinto alla fine del secolo XIII da un artista sconosciuto, che si era ispirato ad una pittura attribuita a San Luca.

Per noi, la storia del venerabile qua­dro comincia quell'anno, con un crimi­ne gravissimo: nella speranza di ven­derlo ad un buon prezzo, un mercan­te lo rubò prendendo la via del mare e nascondendolo tra le sue mercanzie. L’anno seguente, giunto a Roma, subito si ammalò gravemente e fu accolto co­me ospite in casa di un amico, anch'egli mercante. Nell'imminenza della morte, gli raccontò del vergognoso furto e gli chiese di portare il quadro in una chie­sa ove potesse ricevere un culto ade­guato. L’amico romano gli promise che avrebbe fatto come lui voleva.

Di lì a poco, il mercante morì. L’amico si stava preparando a com­piere quanto promesso, quando sua moglie lo persuase a trattenere in casa il quadro. Gli apparve allora la Vergine Maria che gli disse di portar­lo in una chiesa. Egli non obbedì. La Madre di Dio tornò altre due volte e lo minacciò di morte se avesse conti­nuato a disobbedire. Sua moglie pe­rò si oppose di nuovo ed egli si rive­lò più sottomesso a lei che alla Regi­na degli Angeli. In una quarta appa­rizione, la Verginli comunicò:

- Ti ho avvisato, ti ho minacciato, non hai voluto obbedire. Adesso usci­rai tu da questa casa, poi uscirò lo al­la ricerca di un luogo più onorevole.

Subito dopo l'apparizione, infatti, uscì per primo il recalcitrante uomo, dentro la bara, verso la sepoltura. La Santissima Vergine apparve allora a sua figlia di sei anni dicendole:

- Avverti tua madre e tuo zio che Santa Maria del Perpetuo Soccorso vuole che la togliate da questa casa, se non volete morire tutti sul colpo.

La vedova prese sul serio l'avviso, perché aveva avuto una visione ugua­le a quella della bambina. Una sua vi­cina, tuttavia, la convinse a continua­re a tenersi il quadro a casa sua. Que­sta'ultima fu colpita subito dopo da una terribile infermità, però subito si pentì della sua cattiva azione, ricorse alla misericordia della Madonna e fu guarita dopo aver toccato il miracolo­so quadro. La Santissima Vergine ap­parve ancora una volta alla bambina e le comunicò che il quadro doveva essere portato alla chiesa di San Mat­teo, situato nella via Merulana, tra le basiliche di Santa Maria Maggiore e San Giovanni in Laterano.

Una delle chiese più visitate di Roma


La vedova, la figlia e la vicina si af­frettarono a comunicare questi prodi­giosi fatti ai Padri Agostiniani, incari­cati della suddetta chiesa. In un bat­tibaleno, la notizia si sparse per tut­ta la città. Così, nel momento in cui si doveva trasportare là il quadro, il 27 marzo 1499, si formò una grandio­sa processione seguita da innumere­voli membri del clero e una moltitu­dine di fedeli.

Per tre secoli l'immagine sacra fu venerata nella Chiesa di San Matteo. Lì accorrevano da ogni dove i fede­li in un numero così grande che, in poco tempo, essa divenne una delle chiese più visitate di Roma, per la fa­ma dei miracoli operati per interces­sione della Vergine del Perpetuo Soc­corso.

Abbandonata in una cappella, dimenticata quasi da tutti


Nuove difficoltà, tuttavia, si frap­ponevano tra la Madre di Misericor­dia e i suoi figli. Nel 1798 le truppe di Napoleone Bonaparte invasero Ro­ma, esiliarono il Papa Pio VI e, col pretesto di fortificare le difese del­la città, distrussero 30 chiese, tra cui quella di San Matteo. In quest'occa­sione si persero innumerevoli reliquie e un gran numero di immagini sacre. Nonostante ciò, il miracoloso quadro fu salvato all'ultimo minuto da un sa­cerdote che lo portò nella Chiesa di Sant'Eusebio e poi nella cappella pri­vata degli agostiniani nel convento di Santa Maria in Posterula.

Nel turbinio degli avvenimenti po­litici e delle guerre che segnarono i primi decenni del sec. XIX, si spen­se quasi completamente il ricordo dell'ineffabile bontà con cui la Ma­dre del Perpetuo Soccorso accoglie­va tutti quanti a lei ricorrevano. Co­sì, la sua immagine sacra finì relega­ta per più di mezzo secolo in una cap­pella secondaria di Roma, dimenticata quasi da tutti, senza nessun atto di devozione speciale, senza ornamen­to alcuno e neppure un lume che indi­casse la sua augusta presenza.


"Fate in modo che Ella sia conosciuta nel mondo intero"


Dimenticata quasi da tutti... non però da Frate Agostino Orsetti, che era stato frate nella Chiesa di San Matteo. Nel suo cuore non era dimi­nuito il fervore, nella sua mente non si era spento il ricordo degli innume­revoli miracoli ottenuti per interces­sione di questa incomparabile Ma­dre di tutti i bisognosi. Verso il 1850, ormai in età avanzata e quasi cieco, fece amicizia con un giovane chieri­chetto di nome Michele Marchi, che frequentava la cappella di Santa Ma­ria in Posterula. Molti anni dopo, quando era ormai sacerdote reden­torista, l'antico chierichetto raccon­tò che "quel buon frate" era solito fa­re riferimento alla triste situazione in cui versava la tanto amata immagi­ne. "Non dimenticarti, figlio mio, che l'immagine della Madonna del Per­petuo Soccorso è nella nostra cap­pella. Era molto miracolosa. Non di­menticartene, hai capito?"

Frate Agostino morì nel 1853, sen­za aver realizzato il suo desiderio che la Vergine del Perpetuo Soccorso fos­se di nuovo esposta alla venerazio­ne pubblica. In apparenza, sembra­va fossero stati infruttuosi gli sforzi e le fiduciose orazioni di questo zelan­te agostiniano.

Solo in apparenza però, perché il giovane chierichetto, più tardi Don Michele Marchi CSSR, non se ne di­menticò!

Alla metà del secolo XIX, la Con­gregazione dei Padri Redentoristi fu invitata dal Beato Pio IX a stabili­re a Roma la loro Casa Generalizia. Per questo fine, e senza avere cono­scenza dei fatti sopra riferiti, acqui­starono un terreno in Via Merulana ... proprio nel luogo dove era esisti­ta la Chiesa di San Matteo. Come si vedrà, chi, per voce del Papa, attira­va alla Città Eterna questa Congre­gazione era la stessa Madre del Per­petuo Soccorso.

Lì i Padri Redentoristi costruirono un convento e la Chiesa di Sant'Al­fonso. Uno di loro, studiando il setto­re della città nel quale si erano stabi­liti, non tardò a scoprire che la Chie­sa di Sant'Alfonso era stata costruita esattamente nel luogo dove esisteva in altri tempi la Chiesa di San Mat­teo, nella quale era stata venerata per secoli la miracolosa pittura della Ma­donna del Perpetuo Soccorso. Co­sì riferì ai suoi fratelli d'abito questa scoperta di buon auspicio. Tra i sa­cerdoti che lo ascoltavano si trovava Don Michele Marchi. Costui allora, a sua volta, narrò tutto quanto gli ave­va detto a proposito dell'immagine il vecchio frate agostiniano del conven­to di Santa Maria in Posterula.

Qui si vede bene la mano della Vergine Santissima guidare gli avve­nimenti. Lei ha ispirato nei cuori di quei suoi figli missionari l'ardente desiderio di esporre nuovamente al­la venerazione pubblica il miracoloso quadro. Questi sollecitarono il Supe­riore Generale della Congregazione, Don Nicola Mauron, a fare diretta­mente al Papa una richiesta con que­st'obiettivo. Ricevuto in udienza da Pio IX, il Superiore Generale gli nar­rò la storia del quadro e gli presen­tò la sollecitazione affinché lo stes­so fosse affidato in custodia della sua Congregazione, in modo da tornare a ricevere gli onori e le suppliche dei fedeli nello stesso luogo scelto dalla Madonna nel 1499.

Il Papa ascoltò tutto con attenzio­ne e scrisse di proprio pugno questo biglietto, con data 11 dicembre 1865: "II Cardinale Prefetto della Propa­ganda chiamerà il Superiore della co­munità di Santa Maria in Posterula e gli dirà che è Nostro desiderio che l'immagine della Santissima Vergine, alla quale si riferisce questa petizio­

ne, sia nuovamente collocata tra [le basiliche] di San Giovanni [in Laterano] e Santa Maria Maggiore; i Re­dentoristi la sostituiranno con un al­tro quadro adeguato".

In seguito il Santo Padre dette ai Redentoristi, nella persona del loro Superiore Generale, la missione di 1 diffondere la devozione alla Madon­na del Perpetuo Soccorso: "Fate in modo che lei sia conosciuta nel mon­do intero!"


"O Maria, termina quello che hai cominciato!"


I Padri Agostiniani dando il lo­ro assenso con rispetto filiale al de­siderio del Sommo Pontefice, conse­gnarono il miracoloso quadro ai suoi nuovi custodi. Con una solenne pro­cessione, circa 20mila fedeli lo con­dussero per le vie ornate di fiori fino alla Chiesa di Sant'Alfonso.

La Madre del Perpetuo Soccor­so manifestò il suo compiacimento in quello stesso giorno, operando alcuni miracoli. "Cara Madre, guarisci mio figlio o portalo in Cielo!" - implorò dalla finestra della sua casa una ma­dre angustiata, sollevando tra le brac­cia il suo figlioletto moribondo men­tre passava il quadro. Immediatamente il bambino guarì.

Poco oltre, un'altra madre chiese che fosse guarita sua figlia colpita da una paralisi totale. Immediatamente la bambina recuperò forza alle gam­be, però, soltanto quanto bastava per camminare. Madre e figlia andaro­no il giorno successivo nella Chiesa di Sant'Alfonso e supplicarono: "O Ma­ria, termina quello che hai comincia­to!" La bambina uscì di là completa­mente ristabilita.

Iniziò così una nuova fase nella lu­minosa storia della miracolosa pittura della Vergine Santissima. Ancor og­gi essa accoglie maternamente i suoi figli e figlie nel Santuario della Ma­donna del Perpetuo Soccorso. Grazie allo zelo dei Padri Redentoristi, mi­gliaia di altre chiese sono state erette in Suo onore ovunque nel mondo. -


UN QUADRO ALTAMENTE RICCO DI SIMBOLI


La miracolosa icona del­la Madonna del Perpetuo Soccorso misura 53 per 41,5 centimetri. È una pittura in stile bizantino, eseguita su legno dal fon­do dorato, colore molto utilizzato dagli artisti nell'antico Impero Ro­mano quando si trattava di ritrarre grandi personalità. L’oro, in questo caso, è un simbolo espressivo della gloria della Regina dei Cieli.

Più che un semplice ritratto di Maria, la pittura riproduce una scena.

La Vergine Madre tiene stret­to con premura, affetto e adora­zione il Bambino-Dio. Il suo sguar­do, tuttavia, non è rivolto verso di Lui, ma verso di noi, suoi figli adot­tivi. Gesù invece non guarda né sua Madre né noi, ma sembra voler raggiungere col suo sguardo divino i due angeli che tengono stretti gli strumenti della Passione: alla sini­stra, San Michele, che indossa un mantello verde, con la lancia e la spugna di fiele, alla destra, San Ga­briele, col manto lillà, mentre sor­regge la croce e i chiodi che hanno perforato piedi e mani del Reden­tore.

Particolare altamente espressi­vo è il sandalo che pende dal pie­de destro di Gesù Bambino, trat­tenuto da un filo e che quasi ca­de. Esso è il simbolo della situa­zione dell'anima in stato di pecca­to mortale: questa è unita a Gesù da un filo, la devozione alla Ma­donna.

Sotto il manto azzurro, Maria veste una tunica rossa. Nei primor­di del Cristianesimo, le vergini si distinguevano per il colore azzur­ro, simbolo della purezza e le ma­dri per il colore rosso, segno della carità. Questa combinazione cro­matica definisce, dunque, in modo eccellente la Madonna, Vergine e Madre. Si nota anche il colore ver­de nella fodera del suo manto. Ora, la composizione di questi tre colori era di uso esclusivo della regalità. Così, la dignità regale della Regina degli Angeli e dei Santi è ben rap­presentata nei suoi abiti.

Molto in alto nel quadro, a me­tà in ogni lato, sono scritte in lette­re greche, le iniziali dell'espressio­ne "Madre di Dio"; a lato della testa del Bambino Gesù, le iniziali di "Ge­sù Cristo", sopra l'angelo di sinistra, `Arcangelo Michele", e sopra l'ange­lo di destra, " Arcangelo Gabriele".

Tratto da: “Araldi del Vangelo” nr. 31 giugno 2006