Per noi, la storia del
venerabile quadro comincia quell'anno, con un crimine gravissimo: nella
speranza di venderlo ad un buon prezzo, un mercante lo rubò prendendo la via
del mare e nascondendolo tra le sue mercanzie. L’anno seguente, giunto a Roma,
subito si ammalò gravemente e fu accolto come ospite in casa di un amico,
anch'egli mercante. Nell'imminenza della morte, gli raccontò del vergognoso
furto e gli chiese di portare il quadro in una chiesa ove potesse ricevere un
culto adeguato. L’amico romano gli promise che avrebbe fatto come lui
voleva.
Di lì a poco, il mercante morì.
L’amico si stava preparando a compiere quanto promesso, quando sua moglie lo
persuase a trattenere in casa il quadro. Gli apparve allora la Vergine Maria che
gli disse di portarlo in una chiesa. Egli non obbedì. La Madre di Dio tornò
altre due volte e lo minacciò di morte se avesse continuato a disobbedire. Sua
moglie però si oppose di nuovo ed egli si rivelò più sottomesso a lei che alla
Regina degli Angeli. In una quarta apparizione, la Verginli comunicò:
- Ti ho avvisato, ti ho
minacciato, non hai voluto obbedire. Adesso uscirai tu da questa casa, poi
uscirò lo alla ricerca di un luogo più onorevole.
Subito dopo l'apparizione,
infatti, uscì per primo il recalcitrante uomo, dentro la bara, verso la
sepoltura. La Santissima Vergine apparve allora a sua figlia di sei anni
dicendole:
- Avverti tua madre e tuo zio
che Santa Maria del Perpetuo Soccorso vuole che la togliate da questa casa, se
non volete morire tutti sul colpo.
La vedova prese sul serio
l'avviso, perché aveva avuto una visione uguale a quella della bambina. Una sua
vicina, tuttavia, la convinse a continuare a tenersi il quadro a casa sua.
Questa'ultima fu colpita subito dopo da una terribile infermità, però subito si
pentì della sua cattiva azione, ricorse alla misericordia della Madonna e fu
guarita dopo aver toccato il miracoloso quadro. La Santissima Vergine apparve
ancora una volta alla bambina e le comunicò che il quadro doveva essere portato
alla chiesa di San Matteo, situato nella via Merulana, tra le basiliche di
Santa Maria Maggiore e San Giovanni in Laterano.
Una delle chiese più visitate di Roma
La vedova, la figlia e la vicina
si affrettarono a comunicare questi prodigiosi fatti ai Padri Agostiniani,
incaricati della suddetta chiesa. In un battibaleno, la notizia si sparse per
tutta la città. Così, nel momento in cui si doveva trasportare là il quadro, il
27 marzo 1499, si formò una grandiosa processione seguita da innumerevoli
membri del clero e una moltitudine di fedeli.
Per tre secoli l'immagine sacra
fu venerata nella Chiesa di San Matteo. Lì accorrevano da ogni dove i fedeli in
un numero così grande che, in poco tempo, essa divenne una delle chiese più
visitate di Roma, per la fama dei miracoli operati per intercessione della
Vergine del Perpetuo Soccorso.
Abbandonata in
una cappella, dimenticata quasi da tutti
Nuove difficoltà, tuttavia, si
frapponevano tra la Madre di Misericordia e i suoi figli. Nel 1798 le truppe
di Napoleone Bonaparte invasero Roma, esiliarono il Papa Pio VI e, col pretesto
di fortificare le difese della città, distrussero 30 chiese, tra cui quella di
San Matteo. In quest'occasione si persero innumerevoli reliquie e un gran
numero di immagini sacre. Nonostante ciò, il miracoloso quadro fu salvato
all'ultimo minuto da un sacerdote che lo portò nella Chiesa di Sant'Eusebio e
poi nella cappella privata degli agostiniani nel convento di Santa Maria in
Posterula.
Nel turbinio degli avvenimenti
politici e delle guerre che segnarono i primi decenni del sec. XIX, si spense
quasi completamente il ricordo dell'ineffabile bontà con cui la Madre del
Perpetuo Soccorso accoglieva tutti quanti a lei ricorrevano. Così, la sua
immagine sacra finì relegata per più di mezzo secolo in una cappella
secondaria di Roma, dimenticata quasi da tutti, senza nessun atto di devozione
speciale, senza ornamento alcuno e neppure un lume che indicasse la sua
augusta presenza.
"Fate in modo
che Ella sia conosciuta nel mondo intero"
Dimenticata quasi da tutti...
non però da Frate Agostino Orsetti, che era stato frate nella Chiesa di San
Matteo. Nel suo cuore non era diminuito il fervore, nella sua mente non si era
spento il ricordo degli innumerevoli miracoli ottenuti per intercessione di
questa incomparabile Madre di tutti i bisognosi. Verso il 1850, ormai in età
avanzata e quasi cieco, fece amicizia con un giovane chierichetto di nome
Michele Marchi, che frequentava la cappella di Santa Maria in Posterula. Molti
anni dopo, quando era ormai sacerdote redentorista, l'antico chierichetto
raccontò che "quel buon frate" era solito fare riferimento alla triste
situazione in cui versava la tanto amata immagine. "Non dimenticarti, figlio
mio, che l'immagine della Madonna del Perpetuo Soccorso è nella nostra
cappella. Era molto miracolosa. Non dimenticartene, hai capito?"
Frate Agostino morì nel 1853,
senza aver realizzato il suo desiderio che la Vergine del Perpetuo Soccorso
fosse di nuovo esposta alla venerazione pubblica. In apparenza, sembrava
fossero stati infruttuosi gli sforzi e le fiduciose orazioni di questo zelante
agostiniano.
Solo in apparenza però, perché
il giovane chierichetto, più tardi Don Michele Marchi CSSR, non se ne
dimenticò!
Alla metà del secolo XIX, la
Congregazione dei Padri Redentoristi fu invitata dal Beato Pio IX a stabilire
a Roma la loro Casa Generalizia. Per questo fine, e senza avere conoscenza dei
fatti sopra riferiti, acquistarono un terreno in Via Merulana ... proprio nel
luogo dove era esistita la Chiesa di San Matteo. Come si vedrà, chi, per voce
del Papa, attirava alla Città Eterna questa Congregazione era la stessa Madre
del Perpetuo Soccorso.
Lì i Padri Redentoristi
costruirono un convento e la Chiesa di Sant'Alfonso. Uno di loro, studiando il
settore della città nel quale si erano stabiliti, non tardò a scoprire che la
Chiesa di Sant'Alfonso era stata costruita esattamente nel luogo dove esisteva
in altri tempi la Chiesa di San Matteo, nella quale era stata venerata per
secoli la miracolosa pittura della Madonna del Perpetuo Soccorso. Così riferì
ai suoi fratelli d'abito questa scoperta di buon auspicio. Tra i sacerdoti che
lo ascoltavano si trovava Don Michele Marchi. Costui allora, a sua volta, narrò
tutto quanto gli aveva detto a proposito dell'immagine il vecchio frate
agostiniano del convento di Santa Maria in Posterula.
Qui si vede bene la mano della
Vergine Santissima guidare gli avvenimenti. Lei ha ispirato nei cuori di quei
suoi figli missionari l'ardente desiderio di esporre nuovamente alla
venerazione pubblica il miracoloso quadro. Questi sollecitarono il Superiore
Generale della Congregazione, Don Nicola Mauron, a fare direttamente al Papa
una richiesta con quest'obiettivo. Ricevuto in udienza da Pio IX, il Superiore
Generale gli narrò la storia del quadro e gli presentò la sollecitazione
affinché lo stesso fosse affidato in custodia della sua Congregazione, in modo
da tornare a ricevere gli onori e le suppliche dei fedeli nello stesso luogo
scelto dalla Madonna nel 1499.
Il Papa ascoltò tutto con
attenzione e scrisse di proprio pugno questo biglietto, con data 11 dicembre
1865: "II Cardinale Prefetto della Propaganda chiamerà il Superiore della
comunità di Santa Maria in Posterula e gli dirà che è Nostro desiderio che
l'immagine della Santissima Vergine, alla quale si riferisce questa
petizio
ne, sia nuovamente collocata tra
[le basiliche] di San Giovanni [in Laterano] e Santa Maria Maggiore; i
Redentoristi la sostituiranno con un altro quadro adeguato".
In seguito il Santo Padre dette
ai Redentoristi, nella persona del loro Superiore Generale, la missione di 1
diffondere la devozione alla Madonna del Perpetuo Soccorso: "Fate in modo che
lei sia conosciuta nel mondo intero!"
"O Maria,
termina quello che hai cominciato!"
I Padri Agostiniani dando il
loro assenso con rispetto filiale al desiderio del Sommo Pontefice,
consegnarono il miracoloso quadro ai suoi nuovi custodi. Con una solenne
processione, circa 20mila fedeli lo condussero per le vie ornate di fiori fino
alla Chiesa di Sant'Alfonso.
La Madre del Perpetuo Soccorso
manifestò il suo compiacimento in quello stesso giorno, operando alcuni
miracoli. "Cara Madre, guarisci mio figlio o portalo in Cielo!" - implorò dalla
finestra della sua casa una madre angustiata, sollevando tra le braccia il suo
figlioletto moribondo mentre passava il quadro. Immediatamente il bambino
guarì.
Poco oltre, un'altra madre
chiese che fosse guarita sua figlia colpita da una paralisi totale.
Immediatamente la bambina recuperò forza alle gambe, però, soltanto quanto
bastava per camminare. Madre e figlia andarono il giorno successivo nella
Chiesa di Sant'Alfonso e supplicarono: "O Maria, termina quello che hai
cominciato!" La bambina uscì di là completamente ristabilita.
Iniziò così una nuova fase nella
luminosa storia della miracolosa pittura della Vergine Santissima. Ancor oggi
essa accoglie maternamente i suoi figli e figlie nel Santuario della Madonna
del Perpetuo Soccorso. Grazie allo zelo dei Padri Redentoristi, migliaia di
altre chiese sono state erette in Suo onore ovunque nel mondo. -
UN QUADRO
ALTAMENTE RICCO DI SIMBOLI
La miracolosa icona della
Madonna del Perpetuo Soccorso misura 53 per 41,5 centimetri. È una pittura in
stile bizantino, eseguita su legno dal fondo dorato, colore molto utilizzato
dagli artisti nell'antico Impero Romano quando si trattava di ritrarre grandi
personalità. L’oro, in questo caso, è un simbolo espressivo della gloria della
Regina dei Cieli.
Più che un semplice ritratto di
Maria, la pittura riproduce una scena.
La Vergine Madre tiene stretto
con premura, affetto e adorazione il Bambino-Dio. Il suo sguardo, tuttavia,
non è rivolto verso di Lui, ma verso di noi, suoi figli adottivi. Gesù invece
non guarda né sua Madre né noi, ma sembra voler raggiungere col suo sguardo
divino i due angeli che tengono stretti gli strumenti della Passione: alla
sinistra, San Michele, che indossa un mantello verde, con la lancia e la spugna
di fiele, alla destra, San Gabriele, col manto lillà, mentre sorregge la croce
e i chiodi che hanno perforato piedi e mani del Redentore.
Particolare altamente
espressivo è il sandalo che pende dal piede destro di Gesù Bambino,
trattenuto da un filo e che quasi cade. Esso è il simbolo della situazione
dell'anima in stato di peccato mortale: questa è unita a Gesù da un filo, la
devozione alla Madonna.
Sotto il manto azzurro, Maria
veste una tunica rossa. Nei primordi del Cristianesimo, le vergini si
distinguevano per il colore azzurro, simbolo della purezza e le madri per il
colore rosso, segno della carità. Questa combinazione cromatica definisce,
dunque, in modo eccellente la Madonna, Vergine e Madre. Si nota anche il colore
verde nella fodera del suo manto. Ora, la composizione di questi tre colori era
di uso esclusivo della regalità. Così, la dignità regale della Regina degli
Angeli e dei Santi è ben rappresentata nei suoi abiti.
Molto in alto nel quadro, a
metà in ogni lato, sono scritte in lettere greche, le iniziali
dell'espressione "Madre di Dio"; a lato della testa del Bambino Gesù, le
iniziali di "Gesù Cristo", sopra l'angelo di sinistra, `Arcangelo Michele", e
sopra l'angelo di destra, " Arcangelo Gabriele".
Tratto da: “Araldi del Vangelo”
nr. 31 giugno 2006